LE SOCIETÀ? RIPOSINO IN PACE!

Una s.r.l. ha realizzato dei macchinari difettosi e li ha venduti senza che gli amministratori della societàsi curassero delle conseguenze .
I compratori subiscono dei danni ma si limitano a inviare delle diffide al risarcimento senza proporre azioni più incisive.
Intanto la società è stata posta in liquidazione e cancellata dal Registro delle Imprese.
Dopo un anno dalla cancellazione i creditori agiscono, ma si rendono conto di non poter ottenere più nulla.
A seguito della modifica dell’articolo 2495 del codice civile dovuta alla riforma del 2003,  della modifica dell’articolo 10 della legge fallimentare dovuta alla riforma del 2006 e di importanti sentenze della Cassazione (come la 4062 del 2010, a Sezioni Unite) la cancellazione delle società di capitali dal Registro delle Imprese ha efficacia “costitutiva”.
Questo vuol dire che la società non può essere più dichiarata fallita decorso un anno dalla cancellazione medesima (soluzione analoga è adottata, con un particolare percorso argomentativo, anche per le società di persone).
Questo vuol dire che chi è creditore di una società è costantemente esposto al rischio di vedere “scomparire” il proprio debitore, destinato a riposare in pace senza essere disturbato.
Certo, la legge ammette un’azione nei confronti dei liquidatori negligenti e dei soci nei limiti di quanto ottenuto dalla liquidazione (per l’intero credito se si tratta di soci illimitatamente responsabili).
Certo, il Fisco ha le maggiori possibilità di azione contro i liquidatori previste dall’articolo 36 del d.p.r. 602/73.
Non è però molto, dato che si tratta di regole facilmente aggirabili mediante la spoliazione dei soggetti responsabili e dato che i creditori perdono la possibilità di richiedere il fallimento.
Ci sono due soluzioni.
O si agisce per la revoca della cancellazione della società con provvedimento del Giudice del Registro ex articolo 2191 cod. civ. (qualche apertura in giurisprudenza c’è).
Oppure (e questa credo sia la strada preferibile e meno complessa) si agisce mentre la società è ancora attiva, cercando di ottenere il sequestro dei suoi beni.
Ancora una volta è, però, fondamentale, che si abbia avuto curare di instaurare con i propri debitori delle relazioni molto chiare, in modo tale che si possano concludere eventuali cause in tempi molto brevi.
C’è poi da auspicarsi che la Magistratura sia sensibile all’esigenza delle imprese di ottenere in tempi brevi provvedimenti esecutivi (condanne) o, quantomeno, provvedimento cautelari (sequestri).

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