LA PROCEDURA DI CONCILIAZIONE: UN VANTAGGIO O UN COSTO PER L’IMPRESA?

La procedura di conciliazione: Un vantaggio o un costo per l'impresa?La legge impone a chi voglia avviare una causa civile relativa a determinate materie di tentare preventivamente il raggiungimento di un accordo con la controparte con l’assistenza di un Organismo di Mediazione.
La procedura preventiva di conciliazione è attualmente obbligatoria per determinate liti, come quelle relative ai rapporti di locazione al risarcimento danni da responsabilità medica e – soprattutto – ai contratti assicurativi, bancari e finanziari.
È, però, naturalmente possibile un accesso più ampio alla conciliazione.
Un soggetto (o in particolare l’impresa) che voglia iniziare una lite può, infatti, rivolgersi su base volontaria a un organismo per la mediazione delle controversie, sollecitando un tentativo di composizione del conflitto.
La “volontarietà” del tentativo di conciliazione può anche essere rafforzata sul piano contrattuale, inserendo negli accordi relativi a qualsiasi materia (fornitura di beni, prestazioni di servizi, statuti di società, accordi parasociali, ecc.) clausole tali da imporre alle parti l’esperimento di una procedura conciliativa prima dell’avvio di qualsiasi lite.
Un buon esempio è il seguente: «In ogni caso, prima di agire in giudizio, le parti s’impegnano a tentare la conciliazione presso la Camera di Commercio della provincia di residenza del consumatore, secondo la procedura stabilita dal Regolamento di conciliazione da questa adottato.
I soggetti incaricati della pianificazione legale dell’impresa devono ormai fare i conti con la conciliazione delle liti, tenendo conto dei costi e delle probabilità di successo della stessa sia quando l’attività di impresa interessi ambiti di conciliazione “obbligatoria” e sia quando si voglia un ricorso“volontario” alla conciliazione negli ambiti non coperti dall’obbligatorietà.
La valutazione in proposito deve tenere conto di diverse circostanze.
Anzitutto: la conciliazione obbligatoria sembra avere un modesto effetto positivo nella riduzione del numero delle liti. Dai dati del Ministero della Giustizia relativi al primo anno di applicazione della relativa disciplina risulta che il soggetto contro il quale si avvia la procedura conciliatoria compare nel 35% dei casi e che quando la comparizione avviene il 48% delle liti si compone. Questo vuol dire, in sostanza, che la probabilità di successo della conciliazione “obbligatoria” è circa del 17%. Questa potrebbe essere considerata, in primissima approssimazione, anche la probabilità di successo della conciliazione “volontaria” (per esempio di quella prevista nei contratti).
Va poi considerato che la conciliazione è piuttosto costosa, per l’onere delle indennità dovute agli organismi di mediazione (proporzionali al valore della lite) e per effetto della necessità di sopportare i costi dell’assistenza professionale nel corso della procedura.
Va poi tenuto in conto il fatto che spesso l’accordo conciliativo è concluso dalle parti senza sufficiente approfondimento della situazione di fatto e solo per l’esigenza di evitare –comunque – l’insorgere di una lite.
Tale accordo è – però – molto difficile da impugnare: può quindi succedere che i costi e il tempo dedicati alla mediazione si rivelino infruttuosi.
In conclusione: occorre avvicinarsi alla conciliazione con grande prudenza e – soprattutto – cercando di valersi di assistenza professionale qualificata e preparata alla cultura della mediazione, mentre allo stato attuale sembra essere prematuro l’impiego generalizzato di clausole di conciliazione nei contratti dell’impresa.

Nota: il post è stato scritto prima della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale per eccesso di delega legislativa, del d.lgs. 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione.

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