In Italia esistono milioni di società “chiuse”, in molte delle quali i soci di minoranza sono di fatto prigionieri e non riescono né a incidere sull’attività sociale né a cedere a terzi la partecipazione sociale.
I soci di minoranza di queste società sono spesso vittime di veri e propri abusi.
I fenomeni di abuso (o oppressione) a danno della minoranza possono consistere, sotto un primo profilo, nella palese violazione delle regole del diritto delle società da parte della maggioranza e degli amministratori che ne sono espressione.
Questo può accadere, per esempio, quando sono fatte approvare dall’assemblea dei soci delle deliberazioni invalide tali da danneggiare la minoranza.
Si può trattare, per esempio, di deliberazioni di approvazione di bilanci irregolari o di aumenti del capitale sociale senza il rispetto del diritto di opzione dei soci di minoranza.
La palese violazione di regole può poi verificarsi quando gli amministratori non rispettano i principi di comportamento previsti dalla legge, per esempio operando in conflitto di interessi con la società senza il rispetto delle procedure previste dalla legge per questa ipotesi.