Come proteggere il proprio investimento con un patto parasociale.

Continua la guida alle società.

Un buono strumento per la protezione dei propri interessi in una società è il “patto parasociale”.

Il patto parasociale è un accordo relativo al funzionamento di una società e dei suoi Organi che si colloca in posizione parallela rispetto al contratto di società vero proprio e allo statuto che regola il funzionamento della società.

In pratica questo accordo è un’integrazione delle regole societarie

Il patto parasociale può essere sottoscritto da tutti i soci, da alcuni di loro, da chi vuole diventare socio, dagli amministratori e in generale da tutti coloro che sono direttamente interessati alla vita di una società.

L’efficacia del patto parasociale

Il patto parasociale vincola, per definizione, esclusivamente coloro che lo hanno sottoscritto e non anche la società che è, rispetto al patto stesso, un soggetto estraneo.

La società RCS è nota per essere “governata” da un patto parasociale.

I patti parasociali non sono dunque opponibili alla società, salvo che la stessa non vi partecipi con regolare ed espressa volontà e non riconosca ed assuma i relativi obblighi con atto degli organi competenti e nelle forme di legge (cosa che di fatto accade molto di rado).

Dalla distinzione fra “sociale” e “parasociale” deriva che il socio vincolato da un patto può teoricamente, nel contesto delle attività societarie (per esempio votando in assemblea) violare il patto.

Per tale ragione normalmente tali accordi sono arricchiti da clausole penali finalizzate e prevenire facili “fughe” dagli impegni presi.

Qualche esempio di patto parasociale.

Qui qualche esempio tratto dalla pratica dei patti parasociali più frequenti.

Un buon accordo parasociale migliora i risultati dell’investimento
  1. Patto parasociale relativo al voto in assemblea con il quale una parte dei soci si coalizza per votare in maniera coordinata e quindi raggiungere una maggioranza altrimenti impossibile (la coalizione può essere permanente o occasionale, per esempio relativa alla sola assemblea per la nomina degli amministratori).
  2. Patto parasociale relativo all’amministrazione, con il quale un gruppo di soci e amministratori identificano obiettivi imprenditoriali e stabiliscono un sistema di premi per il raggiungimento delle mete fissate o di sanzioni in caso di insuccesso (o con il quale si stabilisce una permanente “consultazione” tra un gruppo di soci e gli amministratori).
  3. Patto parasociale “di blocco” con il quale un gruppo di soci stabilisce di non cedere la propria partecipazione senza il consenso degli altri o senza prima offrirla in prelazione agli altri aderenti al patto (con tutte le varianti del caso in punto valore della partecipazione, ecc.).
  4.  Patto relativo all’uscita dalla società, con il quale sono aumentate rispetto a quanto prevede il codice civile le possibilità di recesso di un socio con obbligo degli altri soci di acquistare la partecipazione di chi recede (una sentenza recente ha affrontato il caso di un patto con il quale era data la possibilità a un socio investitore di cedere la sua partecipazione ad altri soci se gli utili della società fossero stati inferiori a una certa somma).
  5. Patto di finanziamento, con il quale, per esempio, si regolano gli apporti in denaro dei soci alla società e le fideiussioni alla stessa (una sentenza recente ha affrontato l’accordo relativo al c.d. “regresso” nei confronti degli altri soci del socio fideiussore che abbia pagato la banca garantita). Con questo tipo di patto si possono anche regolare i rapporti tra la società e finanziatori non soci (per esempio i sottoscrittori di “strumenti finanziari” emessi dalla società), attribuendo a tali finanziatori specifici poteri di controllo sulla gestione della società e sul rispetto del budget sottostante la decisione di concedere risorse alla società stessa. Con un patto simile, per esempio, un importante fornitore potrebbe impegnare i soci di una società cliente a non deliberare la distribuzione di dividendi fino al completo saldo delle forniture.

Le regole legali da rispettare.

I patti parasociali sono frequenti nelle società di grandi dimensioni in particolare in quelle quotate (sul sito della Commissione Nazionale Società e Borsa ne sono citati… ottantuno).

Tali accordi, invece, sono poco usati nelle piccole società, mentre converrebbe farne maggiore impiego.

Attraverso il patto parasociale è possibile regolare in modo efficiente la vita di una società per l’obiettivo del massimo rendimento per tutti gli interessati (soci e amministratori): conviene quindi conoscere questo strumento e farne un uso corretto.

I patti parasociali sono perfettamente validi in linea di principio.

Bisogna solo stare attenti a rispettare alcune regole su tali accordi contenute nella legge o dettate dalla giurisprudenza dei Tribunali-

I principali vincoli sono i seguenti:

Il patto deve avere una durata determinata (al massimo cinque anni e tre nelle quotate) e, se a tempo indeterminato, deve consentire Il recesso dei partecipanti, come prevede l’articolo 2341 bis del codice civile.

Il patto non dire violare il divieto di patto leonino, ossia la regola contenuta nell’articolo 2265 del codice civile (è nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite).

Il patto non deve contrastare con l’interesse della società, favorendo indebitamente un socio o un gruppo di soci a danno degli altri.

Il patto non deve costituire uno strumento per esonerare gli amministratori da responsabilità per comportamenti futuri (ossia non deve favorire l’irresponsabilità di chi governa la società). Questo vuol dire che non è possibile rinunciare preventivamente all’azione di responsabilità verso gli amministratori.

La Cassazione ha infatti affermato (per esempio in una sentenza del 2010) che «Il patto parasociale che impegna i soci a votare in assemblea contro l’eventuale proposta di intraprendere l’azione di responsabilità sociale nei confronti degli amministratori» è nullo «in quanto avente oggetto (la prestazione inerente alla non votazione dell’azione di responsabilità) o motivi comuni illeciti (perché la clausola mira a far prevalere l’interesse di singoli soci che, per regolamentare i propri rapporti, si sono accordati a detrimento dell’interesse generale della società al promovimento della detta azione, dal cui esito positivo avrebbe potuto ricavare benefici economici».

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Un patto parasociale può evitare le liti nelle società di famiglia..

Quando il patto parasociale è indispensabile? Nelle società “di famiglia”

C’è un caso in cui il patto parasociale serve sempre.

Si tratta del caso delle società “di famiglia“.

In queste società esistono rapporti “fluidi” che vedono un familiare (di solito genitore e fondatore dell’impresa) esercitare un ruolo di comando spesso neppure formalizzato (a volte il fondatore dell’impresa non ha neppure la maggioranza del capitale).

Quando questo ruolo viene meno (per malattia, morte, pensionamento o altro) o quando iniziano contrasti all’interno della famiglia (per esempio per un divorzio) la società viene a trovarsi in una condizione di grande confusione organizzativa che può portare alla distruzione dell’impresa con gli immaginabili danni (particolarmente gravi quando i familiari lavorano tutti o quasi nella società e non sono in grado di trovare facilmente un’altra collocazione lavorativa.

Un buon patto parasociale che assicuri il coinvolgimento di tutti i familiari nella gestione e che programmi il passaggio generazionale (magari con una clausola di “raffreddamento” delle liti) può risolvere in radice i rischi di questo tipo di società.

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